In un Mondo ormai esplorato in lungo e in largo, dove i voli internazionali hanno raggiunto 1,5 miliardi di partenze l'anno, in cui il turismo di massa ha conquistato quasi tutte le destinazioni, dove Google Earth ha mappato ogni ettaro del pianeta e gli occhiali 3D fanno vedere nel dettaglio i monumenti del mondo; ci si chiede: what's next? C'è chi dice che, esplorata la Terra ora ci aspetta lo spazio. Ma tutti gli astronauti concordano che la cosa più bella dallo spazio è proprio vedere il nostro Pianeta, blu e colorato nell'immensità dell'oscuro universo. Quindi, dove andare? E’ forse questa la dimensione di cui parla Proust quando dice “il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”. Perché non sono i chilometri a fare il viaggio, ma l'intensità con cui si vive quel che ci si presenta davanti e l'attenzione che si dà ai dettagli.
Che sia il percepire i luoghi dell'anima, assorbire i colori di nuove culture, distinguere i dettagli dei monumenti, o semplicemente osservare con distacco e consapevolezza il nostro essere in un luogo nuovo e sentirci bene; la contemplazione regala stati di grazia e di profonda positività.
Viaggiare meno ma meglio, con un approccio più profondo e meno consumistico, alla ricerca di esperienze che coltivino anche l'anima. Ed è proprio nella metafora del viaggiare, che si trovano spesso grandi spunti per la crescita personale, per migliorare il proprio Sé interiore.
In una notte tra alcol e fumi in un bar di Cap Palliser, piccolo paesino di pescatori in Nuova Zelanda, vidi una litografia di Matisse, ‘la danza’ - che ritrae cinque donne che danzano facendo un girotondo. Quella notte feci un sogno intenso: quello di fare il giro del mondo senza soldi e senza bagagli; solo con la mia personalità. Questo avvenne durante il mio primo giro del mondo, fatto nel 1993 dopo la laurea presa a Parigi. Passarono cinque anni e nel 1998 mollai tutto per realizzare questo sogno.
Sottoposta l’idea al guinness dei record e rilasciata qualche intervista per avere una rassegna stampa che garantisse l’autenticità dell’impresa, partii per questa folle avventura. In realtà scommettevo che attraverso l’aiuto della gente sarei riuscito a creare una catena di fratellanza che mi avrebbe permesso di circumnavigare la terra, senza soldi. La sfida era quella di entrare in empatia con persone di ogni genere e cultura, scambiando simpatia e abilità varie, in cambio di vitto, alloggio e trasporto. Cosa non semplice per un balbuziente.
Ma mi sono reso conto che sviluppando l’ottimismo le cose diventano sempre più facili. Ed è così che in 109 giorni riuscii a fare il giro della terra grazie all’umanità delle persone incontrate.
Quante cose ho imparato a comprendere in quelle ore passate seduto nelle piazze del mondo a osservare la gente, alla ricerca della persona giusta per aiutarmi? I piaceri che derivano dal contemplare e dall'apprendere fanno sì che si contempli e si apprenda sempre di più. L'unicità del viaggiare sta negli incontri che si fanno. Viaggiando ho imparato ad apprezzare la bellezza dell'essere umano, delle scene, del volergli bene. Contemplando si impara a voler bene. Ho capito che infondo abbiamo tutti bisogno di ricevere attenzione e affetto. Tutto sta nel primo passo, nel porsi con sincera gentilezza. Infondo, è la gentilezza che da spessore alla vita.
Quando ci si incontra poi tra vagabondi, c'è un'apertura istintiva.
È proprio la condizione del viaggio che apre i pori della pelle, che ti spinge fuori del tuo guscio. Soprattutto in Africa c'è ancora una predisposizione ad aprirsi che noi, ingrigiti e diffidenti, abbiamo perso. Laggiù, nonostante i mille problemi, si può trovare ancora una ricchezza umana enorme. L'Africa mi ha dato molto più di quello che io ho potuto dare a le, ed è lì che ho iniziato a sentire molto forte la potenza della Bellezza, della gente e della natura.
Viaggiando ho imparato che vivere non è una routine, ma un miracolo di ogni giorno …ed è dovere di ognuno di noi valorizzarlo. Strappare la bellezza al mondo ovunque essa sia e regalarla a chi ti sta accanto: per questo mi sono occupato di viaggi.
Oggi, dopo i miei viaggi personali intorno al mondo e dopo aver organizzato viaggi per migliaia di persone, mi rendo conto che tutto sta nella dimensione in cui ci si pone. Si può fare il giro della terra in due settimane senza provare alcuna emozione, cosi come ci si può sedere a un bar del paesino siciliano di Sciacca e assistere a scene autentiche sentendosi magari a Casablanca in Marocco.
I tempi sono fondamentali nel viaggio. Viaggiando lenti si assorbe di più quel che ci circonda e si entra più in profondità con la natura e con le persone. Contemplare durante un viaggio vuol dire accumulare conoscenza, un percorso che spesso tocca le corde più profonde di ciascuno di noi, diverse per natura.
Presentando spesso libri e storie di molti amici viaggiatori, mi rendo conto che la contemplazione è presente in quasi ogni racconto. I racconti di Winki e il suo contemplare il mare, aspettando l'onda sulla sua tavola da surf. L'immergersi di Vincenzo Cherubino in storie di grande umanità e bellezza di animo. La ricerca dei più bei panorami intorno al mondo di Francesca Di Pietro, che insegna a viaggiare da soli. Il mio amico e maestro Marco Invernizzi, che mi ha insegnato a contemplare gli alberi e in particolare in Bonsai.